a cura di Roberto Ostellino
Quando molti anni fa cominciai a interessarmi alle Aree Protette piemontesi, mi trovai di fronte a un elenco di località dai nomi celebri e ben noti anche ai meno attenti alla Natura e alla tutela della biodiversità: Parco Nazionale del Gran Paradiso, Parco Naturale della Mandria, Parco Naturale Orsiera-Rocciavrè ecc.
La lista dei parchi però non terminava qui, seguiva infatti una lunga serie di nomi misteriosi e spesso stravaganti come “Riserva Naturale dei Ciciu del Villar” oppure “Riserva Naturale dei Monti Pelati e Torre Cives“.
Quest’ultima in particolare, suscitava in me le più buffe e fervide fantasie. Chissà per quale ragione quel aggettivo “pelati”? E’ il binomio con questa “Torre Cives”, che cosa poteva nascondere? Sembrava più un’ambientazione uscita da un libro fantasy, piuttosto che un luogo realmente esistente!
Nonostante la mia curiosità, non visitai mai questa Riserva Naturale… sino a qualche giorno fa!
I Monti Pelati e Torre Cives si trovano a una sessantina di chilometri da Torino, ai piedi della Val Chiusella, nel Canavese. L’abitato di Baldissero Canavese rappresenta un comodo punto di partenza per una visita della Riserva Naturale. Non distante dal centro del paese, partono infatti i sentieri che consentono di avventurarsi su questa curiosa e affascinante formazione geologica.
Già, perchè i Monti Pelati non sono null’altro che un affioramento di rocce provenienti dal Mantello terrestre, rimaste “pizzicate” durante i processi di orogenesi che hanno portato alla formazione delle Alpi. Le rocce che possiamo incontrare in questo luogo sono completamente differenti da quelle circostanti poichè si sono formate in un ambiente molto profondo, a condizioni di pressione e temperatura molto elevate. Scendendo in profondità nel nostro pianeta tuttavia, aumenta anche la presenza di elementi chimici pesanti come il ferro e il magnesio. Le rocce più rappresentative dei Monti Pelati sono infatti le Peridotiti, formate da minerali quali Pirosseni e Olivina, guarda caso, proprio silicati ricchi in ferro e magnesio.
Questa singolare natura geologica influenza fortemente sia la morfologia dell’area che l’intera ecologia del sito. Le Peridotiti sono infatti rocce molto dure e compatte che resistono maggiormente agli agenti erosivi rispetto agli altri materiali rocciosi. I monti Pelati appaiono così come un piccolo rilievo isolato e oblungo situato ai piedi della Val Chiusella.

carta dei sentieri – da http://www.provincia.torino.gov.it/natura/protezione_ambientale/aree_protette/monti_pelati/index
Dall’alterazione dei minerali di ferro e magnesio, si generano poi suoli molto acidi e poco sviluppati. La vegetazione che ricopre questo piccolo rilievo è di conseguenza povera di alberi ma ricca di specie erbacee e arbustive non comuni, tipiche degli ambienti xerici (particolarmente secchi e aridi).
Durante la nostra camminata abbiamo incontrato alcuni esemplari di Pungitopo (Ruscus aculeatus), cespugli di Brugo (Calluna vulgaris) e svariati Ginepri (Juniperus communis) ricchi di bacche particolarmente evidenti e molte altre specie erbacee secche o all’inizio della fase vegetativa dopo il lungo riposo invernale.
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Percorrendo il lungo il sentiero di cresta si incontrano alcuni radi boschetti di Betulle e svariati esemplari di Pino silvestre (Pinus sylvestris) e Pino nero (Pinus nigra), probabile risultato di rimboschimenti eseguiti alcuni decenni fa, alcuni dei quali sono infestati dalla Processionaria (un lepidottero parassita dei Pini).
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Fra le altre curiosità naturalistiche, dobbiamo ricordare lo straordinario numero di licheni che ricoprono gli affioramenti rocciosi e i frequenti accumuli di Magnesite, un minerale già descritto in un precedente articolo dedicato alle cave di Caselette e alle pendici del Monte Musinè (la cui geologia è molto simile a quella dei Monti Pelati).
Nonostante il sentiero fosse di una facilità estrema, distratti com’ero da tutto ciò che incontravo, non abbiamo raggiunto la “mitica” Torre Cives, un edificio che scorgevo in distanza e che si trova sulla sommità del rilievo più settentrionale dei Monti Pelati a una quota di 581 m s.l.m.. Le notizie storiche datano la torre al XII secolo e ci raccontano che fu edificata quasi certamente con lo scopo di guardia e difesa per il territorio della Valchiusella. Nel 1956, durante degli scavi archeologici, sono state portate alla luce cinque monete d’oro di epoca bizantina, il cosiddetto “Tesoretto” di Torre Cives, oggi conservate al Museo Archeologico di Torino.
Tornando verso l’automobile parcheggiata in paese, abbiamo percorso a ritroso il sentiero di costa e solo in quel momento mi sono accorto della presenza di qualcosa di molto curioso.
La Scienza e la razionalità hanno presto lasciato spazio al mondo fantastico che dimora nella mia mente e quello che non era altro che un affioramento di Magnesite, si è trasformato nel mitico “Fortunadrago” (frutto del genio fantastico e immaginifico di Michael Ende e della sua Storia Infinita) assopito al dolce sole pomeridiano sulle pendici dei Monti Pelati, ai piedi della Valchiusella, non lontano da Ivrea.
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