Articolo pubblicato su www.parcomonviso.eu
Se provate a cercare sul web “cerambice della quercia” (Cerambyx cerdo), otterrete principalmente due risultati:
- “il Cerambice della quercia è una specie minacciata che necessita di una tutelata rigorosa, come indicato dalla Direttiva Habitat (specie inclusa negli allegati II e IV)”
- “il cerambice della quercia è una specie dannosa per le querce”
Proviamo a fare chiarezza:
Il cerambice della quercia è un Coleottero tutelato dalla Comunità Europea attraverso la già citata Direttiva Habitat, pertanto le sue popolazioni vanno protette e salvaguardate.
Nel caso di alberi deperienti in un contesto urbano o ad elevata frequentazione umana, con popolazioni di questo coleottero, si consiglia di sottoporre qualsiasi intervento alla supervisione di tecnici esperti che possano valutare tutte le possibili soluzioni alternative all’abbattimento dell’albero. Nel caso di popolazioni all’interno di siti Natura 2000 (Sic e Zps) l’autorità competente a cui rivolgersi è l’Ente Gestore dei siti (es. Enti Parco).
Vi invitiamo poi caldamente a segnalare qualsiasi osservazione di questa specie sulla piattaforma InNat (http://innat.it/).
Di grandi dimensioni (lunghezza 5–11 cm) e di colore del corpo nero intenso, tranne l’apice delle elitre di colore rossastro, questo insetto è caratterizzato dalle tipiche e lunghissime antenne che nel maschio superano ampiamente la lunghezza del corpo. Appartiene alla grande famiglia dei Cerambycidae ed è un coleottero saproxilico, strettamente legato agli ambienti di bosco maturo con abbondanza di alberi vetusti e deperienti, tra i quali, manifesta una netta predilezione per le specie di quercia.

Figura 2- Un individuo di Cerambyx cerdo sulla corteccia di una quercia
La sua larva si sviluppa all’interno del tronco e dei rami più grandi dei vecchi alberi. Talvolta però alcuni individui possono essere rinvenuti anche su altre specie di latifoglie (es. castagno, carpino bianco, salice bianco, olmo, noce). La larva scava grosse gallerie all’interno del tronco ed impiega da 3 a 5 anni per compiere il suo completo sviluppo.
All’approssimarsi della metamorfosi in adulto, la larva crea una grossa cella appena al di sotto della scorza e qui, alla fine dell’estate, si trasforma in ninfa e trascorrerà tutto l’inverno in questa fase. L’adulto sfarfallerà solo nella successiva estate, nel periodo compreso tra maggio e settembre.

Figura 3- Larva di Cerambyx cerdo in un tronco marcescente
A causa di questo comportamento, in molti paesi europei il cerambice della quercia è stato storicamente annoverato tra le specie nocive per gli ambienti forestali e per le alberate di parchi urbani e giardini dove sono presenti vecchie querce.
In realtà questo coleottero non danneggia alberi giovani e in salute e non rappresenta assolutamente una minaccia per gli ambienti forestali, al contrario va alla ricerca di individui molto vecchi e/o già malati ma ancora parzialmente vitali. Il Cerambice della quercia infine non utilizza mai legno morto o marcescente proveniente da individui “morti in piedi” o caduti al suolo.
Cerambyx cerdo sta conoscendo in tutta Europa una forte riduzione del proprio habitat vitale e, soprattutto nelle regioni del nord Europa, si trova a rischio di estinzione locale in molte aree. Nelle pianure delle nostre regioni è estremamente localizzato e circoscritto ai pochi lembi di foresta planiziale ancora esistenti. Anche nelle aree boscate di collina e nei querceti montani tuttavia questo coleottero non se la passa affatto bene: oltre alla riduzione e alla frammentazione delle superfici forestali, un’altra significativa minaccia per la sua salute va ricercata nelle moderne pratiche selvicolturali che nel tempo, hanno ridotto significativamente la presenza di alberi vecchi e deperienti all’interno boschi .
La frammentazione delle aree forestali potenzialmente utili è poi un altro fattore di rischio importante: i cerambici della quercia non sono dei buoni volatori e compiono solo brevi spostamenti durante la loro fase adulta (non superiori a 3 km dalla pianta di origine), che per di più dura soltanto 3-5 settimane. Si può ben comprendere quindi come una gestione forestale orientata alla funzione naturalistica del bosco, l’integrità dei popolamenti, la loro estensione e la continuità degli habitat, siano requisiti fondamentali per la sopravvivenza questa specie.
Occasionalmente questi insetti possono essere presenti anche in ambienti urbani, laddove vi siano parchi o giardini con alberi monumentali o anche singoli esemplari di grandi querce.
In questi casi, fatte salve le ovvie precauzioni di sicurezza per cittadini e infrastrutture, si dovrebbero ridurre al minimo gli interventi fitosanitari e manutentivi sui vecchi alberi che possono ospitare comunità di questi insetti, mettere in sicurezza l’area in modo da evitare disturbi e rischi per l’incolumità delle persone e provvedere a informare il pubblico della loro presenza, sensibilizzando i cittadini sul tema della conservazione delle specie in Direttiva Habitat.

Figura 6 – Foro di uscita e gallerie larvali di C.cerdo
Un caso emblematico in questo senso è quello nel Parco Regionale La Mandria di Venaria Reale (TO): le numerose querce che bordano l’antico viale d’ingresso del Parco (noto come “Viale dei Roveri”), offrono dimora a importanti popolazioni di Cerambice della quercia e di Osmoderma eremita, un altro coleottero saproxilico di cui parleremo in un prossimo articolo.

Figura 7 – il Viale dei Roveri – Parco La Mandria di Venaria Reale (TO).
L’amministrazione dell’Area Protetta ha deciso di bloccare l’accesso al viale mettendo in sicurezza l’area e creando un percorso alternativo per i fruitori del Parco. Contemporaneamente è stata attivata una campagna informativa per il pubblico, al fine di illustrare l’importanza della conservazione di queste specie.
La Comunità Europea ha definito Cerambyx cerdo come specie protetta secondo la Direttiva Habitat 92/43/CEE (1) inserendola nell’allegato II (specie animali e vegetali d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione) e allegato IV (specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa), inoltre secondo la IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) la specie viene classificata come “vulnerabile”.
L’inserimento di questa specie negli allegati della direttiva sopraccitata, impone ad ogni stato membro dell’Unione Europea l’applicazione di misure di conservazione che permettano il mantenimento delle popolazioni esistenti nel tempo e che consentano il ripristino di quelle minacciate e/o fortemente a rischio di estinzione locale, raggiungendo un cosiddetto “stato favorevole alla conservazione”.
Uno stato di conservazione è favorevole quando:
- Le popolazioni si mantengono stabili a lungo termine e non mostrano segni di continuo declino.
- Il loro areale distributivo non si riduce.
- Esiste, e con buona probabilità è possibile affermare che, un habitat sufficientemente ampio da garantire la presenza delle popolazioni a lungo termine.
Per fortuna del Cerambice della quercia e di molte altre forme di vita minacciate, lo stato di conservazione di una specie è un fattore valutabile attraverso attenti monitoraggi che utilizzato protocolli standardizzati e testati.
Il monitoraggio delle specie indicate dalla Direttiva Habitat è infatti un passaggio essenziale e obbligatorio per gli Enti gestori dei siti della Rete Natura 2000.
Il monitoraggio segue metodi standardizzati e ripetuti nel tempo ed è finalizzato a valutare eventuali minacce in atto. Diventa così uno strumento indispensabile per programmare interventi atti a tutelare il valore naturalistico del territorio prima che i danni diventino irreparabili.
Ogni stato membro è poi tenuto a rendicontare il proprio operato ogni 6 anni, presentando i risultati dei propri monitoraggi.

Figura 8-Carta distributiva di Cerambyx cerdo in Italia
Diventa quindi necessario approfondire la nostra conoscenza di moltissime specie sempre più rare sul territorio, individuando le popolazioni presenti e sviluppando metodologie di indagine efficaci e di facile attuazione nel tempo. È in questo quadro che era nato il progetto MIPP (http://lifemipp.eu/mipp/new/), finalizzato allo sviluppo di metodi di monitoraggio di cinque coleotteri protetti dalla Direttiva Habitat. Il sito del progetto mette a disposizione, per i cittadini e per il mondo della scuola, numerosi strumenti per approfondire la conoscenza di numerosi insetti oggetto di tutela a livello comunitario.
In seguito è stato sviluppata la piattaforma InNat(2), accessibile da smartphone e da pc che consente inoltre di segnalare le proprie osservazioni e di condividerle con il mondo scientifico. Questi strumenti innovativi permettono ad ognuno di noi di diventare un attore attivo nei processi studio delle componenti naturali del territorio e di contribuire nelle azioni di tutela delle specie più fragili.
Roberto Ostellino
- La Direttiva Habitat è lo strumento chiave per la tutela del patrimonio naturale, strumenti creati per assicurare la sopravvivenza delle specie e degli habitat più importanti a livello comunitario. Essa definisce “la Rete Natura 2000”, un insieme di aree tutelate basate sui principi di conservazione e di uso sostenibile del territorio, dove le persone, la fauna e la flora possono coesistere. Raccoglie le Zone di Protezione Speciale (ZPS) individuate dalla “Direttiva Uccelli 2009/147/CE – conservazione dell’avifauna selvatica” e i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) individuati per mezzo della “Direttiva habitat 92/43/CEE – conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche”. La Direttiva Habitat contribuisce a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione di flora e fauna selvatica (numerose specie rare, protette o endemiche) e degli habitat in cui esse vivono. Nella Direttiva Habitat sono incluse 629 specie e sottospecie animali e l’Italia è una delle nazioni europee col più elevato numero di specie inserite segnalate. Ritorna
- Lo scopo del progetto InNat è quello promuove la conoscenza della Rete Natura 2000, delle specie di insetti incluse nella Direttiva Habitat e del Network Nazionale della Biodiversità. Il progetto è finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, e coordinato dal Centro Nazionale per lo Studio e la Conservazione della Biodiversità Forestale “Bosco Fontana” Carabinieri. Oltre a promuovere la conoscenza su questi temi, InNat ha lo scopo di formare il personale dell’Arma dei Carabinieri che gestisce le Riserve Naturali Statali per l’attuazione di protocolli di monitoraggio di 5 specie di coleotteri saproxilici protetti dalla Direttiva Habitat. Tale supporto è fornito anche al personale delle aree protette di Regioni e Province Autonome. Un obiettivo, che coinvolge in maniera attiva la cittadinanza, è la raccolta di dati di presenza, sul tutto il territorio nazionale, di 30 specie di insetti di interesse comunitario. Tutti possono contribuire a raccogliere segnalazioni relative a 7 specie di libellule, 2 specie di ortotteri, 5 specie di coleotteri, 14 specie di farfalle diurne e 2 farfalle notturne. Partecipare è molto semplice: dopo aver scattato una foto dell’insetto con il cellulare, si invia la segnalazione con pochi semplici passaggi utilizzando l’app InNat, che è disponibile per Android e iPhone. In alternativa si può inviare il dato tramite il sito www.innat.it. Ritorna
Ringraziamenti
Dr. Sönke Hardersen
Centro Nazionale per lo Studio e la Conservazione della Biodiversità Forestale “Bosco Fontana” MARMIROLO (MN)
Biliografia
Progetto InNat
http://innat.it/
progetto LIFE MIPP
http://lifemipp.eu
Wikipedia it
https://it.wikipedia.org/wiki/Cerambyx_cerdo
Wikipedia de
https://de.wikipedia.org/wiki/Gro%C3%9Fer_Eichenbock
Wikipedia es
https://es.wikipedia.org/wiki/Cerambyx_cerdo
Ministero dell’Ambiente
http://www.minambiente.it/
FOTOGRAFIE
Un individuo di Cerambyx cerdo
(Foto di S.G. Muñoz).
Da Linee Guida per il monitoraggio dei coleotteri saproxilici protetti in Europa
Linee guida per il monitoraggio di Cerambyx cerdo
Lara Redolfi De Zan, Marco Bardiani, Gloria Antonini, Alessandro Campanaro, Stefano Chiari2,4, Emiliano Mancini, Michela Maura, Simone Sabatelli, Emanuela Solano, Agnese Zauli, Giuseppino Sabbatini Peverieri, Pio Federico Roversi. – Progetto LIFE11 NAT/IT/000252 MIPP
Larva di Cerambyx cerdo in un tronco marcescente
(Foto A. Mazzei) Manuali per il monitoraggio di specie e Habitat di interesse comunitario (Direttiva Habitat 92/43/CEE) in Italia: specie animali. ISPRA, Serie Manuali e linee guida, 141/2016.
A. Bologna, V. Rovelli, M. Zapparoli, 2016
Foro di uscita e gallerie larvali di C.cerdo
(Foto di M. Bardiani)
SCHEDA DI RICONOSCIMENTO Cerambyx cerdo
Carta distributiva Cerambyx cerdo
Manuali per il monitoraggio di specie e habitat di interesse comunitario (Direttiva 92/43/CEE) in Italia: specie animali. ISPRA, Serie Manuali e linee guida, 141/2016.
A. Bologna, V. Rovelli, M. Zapparoli, Stoch F., Genovesi P. (ed.), 2016
I Fumetti di Teseo
LIFE11 NAT/IT/000252 MIPP, design: K-studio (www.k-studio.it) – disegnatore Matteo Saccomani
Viale dei roveri
http://www.parchireali.gov.it
Come sarà il cerambice ad essere un coleottero in via di estinzione se tantissime Querce Ne sono piene cosa che non era 2 anni fa punto anche Le Querce monumentali sono protette e quando ospitano questi animali muoiono
Buongiorno Lucia,
nell’articolo si illustrano ampiamente le ragioni per le quali il Cerambice viene annoverato fra le specie protette a livello europeo. Si tratta di un coleottero legato agli ambienti forestali planiziali. Scomparendo quasi del tutto queste foreste in pianura, va da sé che anche gli organismi specializzati e tipici di questi ecosistemi siano a rischio di estinzione locale o talvolta globale.
Inoltre, sempre nel testo che lei ha commentato, è riportato quanto segue: “A causa di questo comportamento, in molti paesi europei il cerambice della quercia è stato storicamente annoverato tra le specie nocive per gli ambienti forestali e per le alberate di parchi urbani e giardini dove sono presenti vecchie querce. In realtà questo coleottero non danneggia alberi giovani e in salute e non rappresenta assolutamente una minaccia per gli ambienti forestali, al contrario va alla ricerca di individui molto vecchi e/o già malati ma ancora parzialmente vitali.”. Il Cerambice quindi non è la causa prima della deperienza delle querce ma, al contrario, attacca alberi già in crisi a causa di altri organismi. Questo non significa, come sempre riportato nell’articolo, che non si possa e non si debba fare nulla ma che occorra valutare con attenzione caso per caso, senza considerare questo coleottero come un male assoluto da debellare per la salute delle querce.
Le fonti dalle quali abbiamo tratto le informazioni riportate nel nostro articolo sono citate in coda e si riferiscono a studi ampiamente riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale e sono a sua disposizione per l’approfondimento del tema.
non sapendo nulla ma abitando in collina a Cocconato ne ho uccisi tre trovati arrampicati sul muro esterno di casa… nei pressi ci sono vecchi tronchi che presentano tracce di larve descritte… saper se vanno segnalate e a chi… con la consapevolezza che anche a segnalarlo non verrà nessuno a vedere o a fare qualcosa…
Buongiorno Pietro,
come citato nel nostro articolo, puoi segnalare la presenza di questi insetti sulla piattaforma INAT (http://innat.it/), progetto di monitoraggio degli insetti saproxilici sul territorio italiano curato dal Ministero dell’Ambiente.
Puoi anche inserire le tue osservazioni per questa specie su iNaturalist (https://www.inaturalist.org/). Il dato verrà acquisito in automatico dal progetto Rete Natura 2000 curato dalla Regione Piemonte e utile per acquisire una conoscenza puntuale di questa e altre specie protette sul territorio piemontese.
Questi sono i primi passaggi utili e necessari per avviare progetti di tutela delle specie a rischio di estinzione. Per fortuna e grazie alle nuove tecnologie, oggi è possibile raccogliere moltissime segnalazioni dai cittadini per specie rare e protette arrivando a coprire anche settori poco indagati e piccoli siti/habitat non noti in precedenza. Una conoscenza così capillare, fino a poco tempo fa, era solo un mero sogno per i ricercatori. Il tuo apporto in questo senso può essere quindi molto prezioso.
Per un intervento diretto in campo è invece un po’ più complicato: se il luogo in cui hai avvistato il cerambice della quercia si trova all’interno di un’Area Protetta regionale, si può contattare l’Ente Parco di riferimento, viceversa l’ente di riferimento dovrebbe essere la Provincia.
In ogni caso, la segnalazione sulle piattaforme precedetemene indicate metterà a conoscenza del sito i ricercatori dell’Università e degli enti preposti alla tutela della biodiversità del tuo territorio che, come già citato in precedenza, ed è un passaggio fondamentale per future azioni di conservazione.
Se ti trovassi in difficoltà nell’utilizzo delle piattaforme INAT e iNaturalist facci sapere, se hai fotografie dei cerambici, puoi inviarcele a alcedo.associazione@gmail.com e provvederemo noi a inserire il tuo dato citandoti come autore.
Resto a disposizione.
Roberto Ostellino